A una bambina tornata al suo mare
Ti dirò, Grazia, che
posso pensare a capre senza offenderle,
a sere scivolate sopra schiene
curve di vacche ai pascoli sinceri.
Da quanto tempo è chiusa
la stanza dove ho inciso il mio nome
senza superbia,
scritto i miei primi versi.
Ma i ruscelli hanno agli orli
del loro canto il più giovane verde.
E raggio insieme a raggio
del sole posso sentire posarmi
in quest’ora sul corpo, e non mi lagno
se come un vecchio dentro ne risuono.
Volentieri perdono
al vento, e in un esiguo prato
m’arresto a ricordare
te che immersa nell’erba mi gridavi:
«Guarda, nuoto nel mare».
(da «Gazzetta Ticinese», 10 aprile 1948)